La biodiversità vegetale probabilmente rappresenta la più grande risorsa che l’umanità abbia avuto a disposizione durante tutta la sua storia. Sono state classificate oltre 250.000 specie di muschi, felci, conifere e piante da fiore, e sono state selezionate centinaia di migliaia di differenti varietà genetiche all’interno delle circa cento specie coltivate che forniscono la maggior parte dell’alimentazione mondiale.
Le specie vegetali forniscono prodotti utilizzati nelle lavorazioni industriali – quali oli, lattici, fibre, tinture, essenze, e principi attivi per la produzione di farmaci – ma, soprattutto, un terzo delle specie vegetali offre frutti, semi, foglie, fusti o radici commestibili.
Negli ultimi dieci millenni l’uomo ha coltivato gran parte del proprio cibo e sviluppato migliaia di varietà o “razze autoctone” all’interno delle colture, selezionando e ripiantando i semi più favorevoli; ancora oggi – grazie alle loro caratteristiche di resistenza e vitalità – le specie selvatiche continuano ad essere indispensabili per i produttori e, soprattutto, ancora oggi gli alimenti selvatici integrano la dieta di milioni di persone in tutto il mondo rurale povero.
Nei paesi più industrializzati si registra un ulteriore quadro, cioè quello delle piante che vivono nelle città formando la “vegetazione urbana”: si tratta di un insieme di organismi vegetali che occupano gli spazi rimasti liberi dalle costruzioni e si adattano a vivere in presenza di alterazioni – anche forti – delle condizioni ambientali.
Nel verde urbano si distinguono le piante coltivate – introdotte in città dall’uomo per scopo ornamentale – e le piante spontanee, meno conosciute.
Considerando la città come un ecosistema complesso in cui lo spazio si è frammentato in relazione all’evoluzione urbanistica, è possibile riconoscere un mosaico di ambienti – ognuno caratterizzato da condizioni ecologiche peculiari – in cui è presente vegetazione.
Il verde urbano ornamentale – sia pubblico che privato – è vario e svolge numerosi ruoli: dall’estetico all’igienico, dal ricreativo al didattico, dal sociale all’ambientale.
La vegetazione urbana spontanea, molto meno appariscente e spesso sottovalutata, è invece detta “ruderale” ed è condizionata dalle azioni dell’uomo: nonostante le differenze geografiche e storico-culturali tra le diverse città, le flore urbane possiedono caratteristiche comuni.
Le crepe dei muri, le vecchie mura di cinta, i monumenti ed i resti archeologici o i muri di separazione dei giardini vengono occupati da una vegetazione che origina dagli ambienti rupestri naturali, dai prati-pascoli aridi e dalle piante sfuggite dai giardini e dagli orti. I fondi stradali di vie e piazze ospitano una vegetazione formata da piante di piccole dimensioni che sopportano l’aridità, gli sbalzi termici e l’insolazione diretta e che resistono alla pressione provocata dal calpestio. Nelle periferie si incontra un ambiente semi-ruderale caratterizzato da un mosaico di micro-habitat ove la flora è molto ricca: abbondano le specie pioniere e consolidatrici del terreno così come le erbe annuali e perenni, sono presenti specie termofile ed eliofile così come piante che prediligono una moderata umidità.
In alcune città sono ancora presenti residui di vegetazione forestale inglobati nel territorio urbano o frammenti di bosco naturale conservati per il loro valore ambientale o storico. In città si possono infine sviluppare spontaneamente arbusti e alberi normalmente parte del patrimonio ornamentale: i loro frutti rappresentano cibo per l’avifauna, che contribuisce quindi alla loro dispersione.
|