Con questo nome (dal gr. σκιά “ombra” e ϕίλος “amico”) s’indicano quelle piante le quali non amano vivere sotto l’azione diretta e immediata dei raggi solari. Hanno generalmente lembi fogliari assai grandi, traspirano con notevole intensità e quindi hanno bisogno di molta acqua.
Gli studî compiuti da J. v. Wiesner a Buitenzorg (Giava) hanno dimostrato che la sciafilia, e quindi anche la proprietà opposta cioè l’eliofilia, delle piante, si trovano in relazione con un altro importante fattore climatico e cioè con la resistenza alla pioggia (“ombrofilia”; dal gr. ὄμβρος “pioggia”. Le osservazioni e le esperienze hanno provato che molte piante sottoposte all’azione dell’acqua cadente continuamente da una certa altezza rapidamente muoiono, mentre altri vegetali resistono lungamente: si è visto che le piante del primo gruppo sono quelle che amano vivere in pieno sole in paesi dove piove poco o non piove affatto e quindi sono ombrofobe o eliofile, mentre le altre vivono in regioni dove le piogge sono frequenti e sono appunto ombrofile o sciafile.
La struttura delle foglie di queste due categorie è diversa: nelle piante sciafile le cellule del tessuto a palizzata si restringono in basso a mo’ d’imbuto e quindi sono separate da spazî intercellulari, e sono disposte in uno strato unico; invece nelle altre formano parecchi strati e sono più alte e compatte.
Le foglie sciafile degli alberi delle foreste europee si debbono considerare piuttosto quali forme giovanili, perché non dipendono tanto dall’intensità della luce quanto dalla posizione che occupano nel germoglio: infatti questo comincia col produrre foglie sciafile e poi seguono quelle eliofile.
Sono sciafile le piante che vivono nei boschi, nelle foreste tropicali, ecc.; fra quelle dei nostri climi ricordiamo:
Fresca l’Asperula non è molto profumata ma con l’essicazione sviluppa tutto il suo aroma.
È una specie protetta. L’Astrantia è un piccolo genere di circa mezza dozzina di specie, del quale (tra le altre) due sono spontanee in Italia : A. major e A. minor. La famiglia delle Apiaceae invece è molto numerosa: comprende circa 400 generi per un totale di 3000 specie. Nelle classificazioni più vecchie la famiglia del genere Astrantia è chiamata Umbelliferae e/o Ombrelliferae.
La campanula maggiore (nome scientifico Campanula latifolia L., 1753) è una pianta erbacea dai fiori blu a forma di campanella appartenente alla famiglia delle Campanulaceae. In riferimento alle proprietà curative, questa pianta e considerata emetica.
Il mughetto (Convallaria majalis, L. 1753) è una specie di piante erbacee perenni, velenose e rizomatose, appartenente alla famiglia delle Convallariaceae (già inclusa nelle Liliaceae). Spontanea nelle zone prealpine italiane, alta fino a 20 cm, diffusa in Europa Nord America e Asia. Il nome Convallaria deriva dalla vecchia denominazione latina Lilium convallium o giglio delle convalli; oltre a mughetto, viene anche chiamato volgarmente mugherino, convallaria e fioraliso, e presenta alcune varietà a fiore rosa. ATTENZIONE Questa pianta è velenosa in tutte le sue parti escluso il rizoma, a causa del suo contenuto in glicosidi cardioattivi tra cui la convallatossina che possiede attività cardiocinetica 10 volte superiore a quella della digitossina: di conseguenza se ne sconsiglia l’uso senza il consiglio del medico; può avere azione emetica (stimolante il vomito), purgativa drastica e cardiotossica. Lo sciroppo, l’infuso unito a sostanze sciroppose o la polvere impastata con il miele, della pianta intera raccolta in piena fioritura, in maggio-giugno, e fatta essiccare all’aria in luogo ombreggiato, vanta proprietà diuretiche, emetiche, cardiotoniche. Per uso topico l’infuso serve per lavaggi auricolari Il solo rizoma essiccato e ridotto in polvere ha un effetto sternutatorio.
La sanguinella (Cornus sanguinea) è una specie botanica della famiglia delle Cornaceae. Deve il suo nome alle foglie rosse dell’autunno e al legno duro dei suoi rami. Altri nomi sono corniello sanguinello. I frutti sono drupe grandi come un pisello e non commestibili e che in seguito alla maturazione diventano neri. I frutti vengono mangiati dagli uccelli e da alcuni mammiferi.
La digitale (Digitalis L.) è un genere erbaceo della famiglia delle Scrophulariaceae (la stessa della bocca di leone), con fiori che hanno una caratteristica forma simile a un ditale – da cui il nome. I fiori sono riuniti in racemi terminali unilaterali all’apice del fusto. La digitale contiene delle sostanze (glicosidi) che hanno un potente effetto sul cuore, quali la digitossina e il lanatoside C, che sono digitalici naturali[1]. Pertanto risulta molto utile nella terapia dell’insufficienza cardiaca, come cardiotonico e nello scompenso cardiaco congestizio[1]; tuttavia le stesse sostanze, se assorbite in dosi eccessive, la rendono una pianta notevolmente velenosa o addirittura mortale. In erboristeria vengono usate le foglie, i fiori e i semi. È stato il medico inglese William Withering, nel 1785, ad annotare che l’ingestione di foglie secche di digitale alleviava l’idropisia.
Nomi italiani: Cappello da prete rugoso, Evonimo verrucoso, Fusaria rugosa Nome comune: Fusaggine rugosa, fusaria rugosa. Morfologia: Arbusto caducifoglio alto fino a 3 m, con rami cilindrici e glabri; corteccia di colore grigio-verde con numerose verruche scure. Foglie opposte, con lamina ovale e acuminata a margine dentellato, verdi-scure di sopra. Fiori piccoli, giallo-verdastri, con 4 petali arrotondati, riuniti in cime ascellari pauciflore. Frutto a capsula con 4 lobi, prima verde poi rosa: in ciascun lobo è presente un seme circondato da un involucro di color rosso-scarlatto. Areale: Europa sud-orientale, Asia minore, Iran. Habitat: Boschi misti di caducifoglie, soprattutto querceti a roverella; arbusteti. Presenza nel Parco: Raro.
Le Pteridofite (Pteridophyta) sono una divisione di piante crittogame vascolari a cui appartengono specie usualmente note come felci, equiseti, licopodi e selaginelle.[1] Queste piante sono cormofite: sono costituite da un fusto, vere radici e foglie, e posseggono un sistema vascolare. Sono difatti le prime piante terrestri che hanno cominciato a differenziare un sistema di trasporto dei fluidi, permettendo così un ulteriore accrescimento in altezza a differenza delle Briofite (muschi) che non sono riuscite ad affrancarsi totalmente dalla vita acquatica. Le Pteridofite sono organismi aplodiplonti con alternanza di generazioni antitetiche eteromorfiche con netto predominio dello sporofito sul gametofito. Le felci sono un gruppo antico, apparso già nel Devoniano inferiore e rappresentato ancor oggi da circa 11.000 specie. A differenza di quelle che vengono chiamate “piante superiori” (Angiosperme e Gimnosperme) le felci non sono dotate di semi ma si riproducono mediante spore.
Il ligustro comune (Ligustrum vulgare L.) è una pianta appartenente alla famiglia delle Oleaceae. È anche chiamato conastello, guistrico, olivella, rovistico e sanguinello. Abbondante nei boschi termofili di caducifoglie e talora nelle leccete.
Lunaria rediviva è un’erba perenne appartenente alla famiglia delle Brassicacee o Crucifere. Il frutto è una siliqua piatta e lanceolata, nella quale risaltano i semi, quando non è matura è verde, maturo diventa argentato.
Lysimachia nummullaria è una pianta strisciante appartenente alla famiglia Myrsinaceae. Viene coltivata anche nei giardini come pianta ornamentale, la sua crescita deve però essere controllata per evitare che, crescendo domini sulle altre piante, soffocandole. L’uomo ha selezionato una varietà, aurea essa ha foglie tendenti al giallino ed è meno invadente di quella originaria. Se acclimatata gradualmente può adattarsi a vivere anche in acquario.
Fonte Enciclopedia Treccani
per approfondire la conoscenza delle amiche dell’ombra e per comprendere e identificare meglio quali specie vegetali alloctone autoctone o invasive abbiamo in Piemonte, consiglio di scaricare questo importante file sulle “Piante autoctone per il verde urbano (porzione occidentale del bacino del Po)” prodotto da CREST (Centro Ricerche in Ecologia e Scienze di Torino) e a cura di Gian Carlo Perosino e Patrizia Zaccaria.
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